Mette soggezione questo bosco. Le mie mani riusciranno a rendergli onore? Posso celebrare la sua bellezza?
Mi perdo in una folla di abeti altissimi che si sfiorano ondeggiando. L’ego lascia il suo piedistallo. Mi sento libera. Ridimensionata. L’importanza che mi attribuisco, l’importanza che mi attribuiscono, scivola lungo le possenti radici e penetra la terra.
Resta l’importanza di creare un’opera degna di questo luogo.
Lo ammetto. Anche in questa radura selvaggia, temo il giudizio.
Sposto un piccolo tronco che mi si sbriciola fra le mani. L’acqua lo ha decomposto. Tento goffamente di ricomporlo.
Provo a fare un disegno grattando il muschio da un sasso, ma questo si sfalda.
Disegno una finestra sull’acqua del ruscello, creando una cornice di sassi. Finalmente qualcosa prende forma. Ritorno bambina.
Un grande sasso affiora dall’acqua con una barba di muschio. Lo trasformo in un elfo.
Appena ho abbandonato l’importanza di lasciare una traccia, ho sentito la voce della mia anima. Eccomi saltellare lungo il ruscello a caccia di funghi, rami e lamponi per completare la mia opera. Qualcuno penserà che l’ha realizzata una bimba di cinque anni. Beh, che male c’è se in fondo al cuore dimostro qualche anno di meno?
Lasciando andare “l’importanza” (che diamo a noi stessi e a ciò che facciamo) la vita fluisce leggera.
Il bosco mi ha rimesso al mio posto. Il panico del foglio bianco, o meglio “del muschio verde”… è svanito.
LAND ART: LA MIA PRIMA VOLTA
Mette soggezione questo bosco. Le mie mani riusciranno a rendergli onore? Posso celebrare la sua bellezza?
Mi perdo in una folla di abeti altissimi che si sfiorano ondeggiando. L’ego lascia il suo piedistallo. Mi sento libera. Ridimensionata. L’importanza che mi attribuisco, l’importanza che mi attribuiscono, scivola lungo le possenti radici e penetra la terra.
Resta l’importanza di creare un’opera degna di questo luogo.
Lo ammetto. Anche in questa radura selvaggia, temo il giudizio.
Sposto un piccolo tronco che mi si sbriciola fra le mani. L’acqua lo ha decomposto. Tento goffamente di ricomporlo.
Provo a fare un disegno grattando il muschio da un sasso, ma questo si sfalda.
Disegno una finestra sull’acqua del ruscello, creando una cornice di sassi. Finalmente qualcosa prende forma. Ritorno bambina.
Un grande sasso affiora dall’acqua con una barba di muschio. Lo trasformo in un elfo.
Appena ho abbandonato l’importanza di lasciare una traccia, ho sentito la voce della mia anima. Eccomi saltellare lungo il ruscello a caccia di funghi, rami e lamponi per completare la mia opera. Qualcuno penserà che l’ha realizzata una bimba di cinque anni. Beh, che male c’è se in fondo al cuore dimostro qualche anno di meno?
Lasciando andare “l’importanza” (che diamo a noi stessi e a ciò che facciamo) la vita fluisce leggera.
Il bosco mi ha rimesso al mio posto. Il panico del foglio bianco, o meglio “del muschio verde”… è svanito.
Ora potrei creare un’opera d’arte. La mia vita?
Beatrice